Purtroppo i costi della ricerca scientifica sono molto alti.

Per pagare solo i costi dei materiali consumabili (reagenti, plasticheria, smaltimento rifiuti radioattivi, cancerogeni, mutageni, materiale biologico) ogni anno vengono spese decine di migliaia di euro, se avete amici che lavorano in ASL e/o laboratori di analisi medico-biologiche o anche laboratori di analisi ambientali potranno confermarvelo. Negli ultimi 3 anni il gruppo di ricerca dell’Università di Bari che seguiamo ha speso circa 22000 euro (22 Keuro) l’anno per un totale di 66 Keuro di materiali consumabili e riparazioni di strumentazione. Nello stesso laboratorio sono stati finanziati nello stesso periodo 2 assegni di ricerca (23 Keuro cadauno) e un contratto di collaborazione a progetto (11 Keuro) per un totale di 57000 euro (57 Keuro).

Inoltre, il ministero dell’Università e della ricerca negli ultimi 4 anni (2011- 2015) ha dato solo 920 euro (fondi di ateneo) per ogni ricercatore dell’Università di Bari, con cui, come potete ben immaginare, si può comprare a malapena la cancelleria. Anche un buon PC oggi non costa meno di 1000 euro. Ci sono anche state procedure per il finanziamento della ricerca scientifica per la cui valutazione si è atteso oltre 2 anni. Ma la ricerca non può tanto permettersi il lusso di aspettare. D’altro canto, sentendo queste “storie”, pensiamo spesso che fare ricerca qui in italia (se non si è particolarmente fortunati o se non si trovano fondi all’estero) sia come “lavorare in un’industria siderurgica e ritrovarsi a cercare i soldi per comprare il ferro da lavorare”.

Al momento teniamo a cuore due linee di ricerca portate avanti in un laboratorio dell’Università di Bari.

Nella prima linea di ricerca due nuove molecole che sembrano in grado di uccidere in modo selettivo le cellule tumorali di cancro neuroendocrino sono in fase di sperimentazione. Le suddette molecole sono state individuate grazie a un finanziamento AIRC (www.airc.it) e sono già state testate su due linee cellule polmonari, usate come cellule modello di cancro neuroendocrino. Le linee cellulari sono generalmente usate come sistemi modello prima di passare alla fase clinica sui pazienti. Infatti prima di realizzare un farmaco bisogna essere sicuri dei suoi effetti benefici e dei suoi effetti tossici testandolo su sistemi modello (e.g. linee cellulari e a seguire modelli animali).

Nei laboratori di Bari i nostri ricercatori lavorano su linee cellulari. I risultati dei test sulle linee cellulari polmonari sono stati più che soddisfacenti e sono in via di pubblicazione su due importanti giornali scientifici internazionali (di cui vi faremo sapere). Inoltre grazie ai risultati suddetti sono state instaurate nuove collaborazioni con altri laboratori di pre-clinici e clinici per passare alla fase di sperimentazione successiva. Visti i buoni risultati ottenuti sulle cellule polmonari, c’è l’intenzione di testare le molecole studiate su altri tipi di cancro (in primis colon, fegato, rene e prostata). Per ognuno di quei tessuti saranno acquistate almeno tre linee cellulari. Infatti, generalmente si lavora su almeno due linee tumorali  (chiamiamole “prove”) e una linea sana (chiamiamola “controllo”) per saggiare effetti benefici e tossici al contempo su “prove” e”controlli”. Da un punto di vista economico c’è da sapere che ogni linea cellulare costa dai 200 ai 1000 euro e più (iva esclusa). Ad es. per vostra curiosità potete vedere il costo delle linee cellulari ai link sotto

linee cellulari primarie (“controlli”):

http://www.clsgmbh.de/c20_Zellen_Humane_Prim%C3%A4re_Zellen.html

linee cellulari immortalizzate (tumorali o sane, “prove”), qui avete un’ampia

scelta: http://www.clsgmbh.de/c6_Zellen_Humane_Zelllinien.html

 

La seconda linea di ricerca che teniamo a cuore ha come obiettivo quello dimettere a punto un sistema di diagnosi e trattamento di alcune malattie rare.

Le malattie rare sono per lo più malattie ereditarie. Quello che succede in una malattia ereditaria è che due genitori “portatori sani” di un gene mutato trasferiscono insieme ai propri fligli le proprie mutazioni e in 1 caso su 4 puònascere un bambino malato. Le malattie rare studiate nel laboratorio che noi seguiamo dell’Università di Bari sono fortemente invalidanti. Hanno carattere neuro/muscolo-degenerativo e i bambini affetti sviluppano la patologia entro i 2 o i 3 anni. In base alla gravità delle mutazioni (generalmente si tratta di mutazioni “fortemente invalidanti”) perdono lentamente tutte le proprietà cognitive acquisite, non camminano, non possono star seduti in assenza di opportuni supporti, non respirano autonomamente e necessitano di sondino naso-gastrico per essere nutriti. Frequentemente è già difficile dare una diagnosi a questi bambini. Nel laboratorio che seguiamo grazie anche a un finanziamento di Mitocon (http://www.mitocon.it/), un’associazione “amica” che supporta i nostri ricercatori, è stato messo a punto un sistema di diagnosi specifico che si basa sul confronto dell’intero genoma del paziente con quello dei genitori. Nell’ultimo anno sono stati individuati 3 geni probabilmente candidati responsabili di altrettante patologie in bambini senza diagnosi dopo diversi anni. Il problema della diagnosi è un problema serio in quanto senza la corretta diagnosi genetica non si può procedere a trattare “correttamente” i pazienti che sviluppano col passar del tempo un danno da accumulo difficilmente recuperabile.

Oltre alla diagnosi nel nostro laboratorio i nostri ricercatori stanno cercando  sviluppare un sistema per “riparare” quelle mutazioni. Per l’esattezza è in via di sviluppo un sistema per produrre in laboratorio le “proteine sane” o “proteine NON mutate” e con un sistema di trasporto ad hoc si proverà a portarle dove servono. I primi test sono anche in questo caso promettenti e aspettiamo per fine settembre di sapere quanto sono performanti i sistemi di delivery sviluppati dai nostri ricercatori per approfondire alcuni aspetti di preclinica. Ad esempio saranno condotti esperimenti mirati per capire se la somministrazione della proteina creata in lab ha effetti citotossici. Inoltre sarà quantificato il “turn-over” della “proteina NON mutata” preparata in lab per capire per quanto tempo rimane “in circolo” dopo la somministrazione.

Come avrete intuito le linee di ricerca che teniamo a cuore riguardano un organello, ovvero il mitocondrio, che svolge un ruolo chiave sia nei processi tumorali (nel tumore le cellule non muoiono più, il mitocondrio presiede a una delle due vie di morte cellulare programmata, quindi se il mitocondrio non funziona bene le cellule perdono una delle vie di morte programmata) sia in alcune malattie rare (un grosso  gruppo di malattie rare è noto come malattie mitocondriali, in questo tipo di patologie i mitocondri funzionano male e la loro veloce disfunzione porta invece a una morte precoce di cellule neuronali e muscolari).

Se avete curiosità di conoscere i risultati delle analisi svolte nei laboratori che seguiamo continuate a seguirci. Se già avete a cuore le linee di ricerca brevemente descritte iniziate o continuate a supportarci. Tante piccole donazioni possono aiutare la ricerca scientifica. Con l’aiuto di tutti possiamo fare tanto.